ISTITUTO UNIVERSITARIO DI MAGISTERO - CATANIA
CORSO DILAUREA IN MATERIE LETTERARIE

ALFIO CARCATIZZO


Il Comune di Santa Maria di Licodia
Una ricerca geografica negli ultimi venti anni


TESI DI LAUREA


    RELATRICE:
Ch.ma Prof.ssa M. C. Testuzza


ANNO ACCADEMICO 1981-82


INTRODUZIONE



       La nostra indagine muove dall'esame analitico dei dati delle schede di iscrizione e cancellazione dei residenti nel Comune di S. Maria di Licodia. Il rilevamento è stato condotto sulle schede degli ultimi vent'anni al fine di poter definire una certa linea di tendenza negli spostamenti della popolazione nel comune predetto.
       Per il nostro studio i dati desunti sono stati ulteriormente da noi elaborati; sono stati infatti raggruppati secondo le caratteristiche più salienti. Il rilevamento è stato effettuato per anno ma per comodità di studio si è poi proceduto all'accompagnamento dei dati in quinquenni; su questi sono stati calcolati gli indici delle tabelle riportate nel testo.
Per dare una certa organicità al lavoro abbiamo anche esaminato la composizione e la struttura complessiva della popolazione del nostro Comune alla luce dei Censiti demografici della popolazione, relativi agli anni da noi presi in esame.
Un altro punto del lavoro è basato poi sul riporto, sulla mappa del Comune, delle zone di spopolamento e ripopolamento in base alla dimora denunciata nelle suddette schede.
La ricerca infine è stata completata da un esame di insieme degli spostamenti di popolazione in Italia.


CAPITOLO   I

CENNI STORICI


Il territorio di Santa Maria di Licodia fu abitato già in età preistorica, fin dall'età del rame e anche del bronzo, fece parte di quella lunga catena di villaggi etneo-ionici "dorici" che si svilupparono sul alto sud e sud-est dell'Etna, cioè da Catania a Randazzo. Fu abitato anche in età greca e probabilmente, assieme ad un piccolo agglomerato di case, fu denominato Licodia, lo testimoniano le belle monete di cui si interessò Arthur Evans, l'archeologo che studiava la civiltà Micenea di Cnosso; lo documentano i reperti conservati nei musei di Siracusa, Adrano, Paternò, Catania e Licodia stessa, tutti rinvenuti nelle località Licodiesi di Belvedere, Sciarone, Buglio, Fontana del Cherubino, Civita; idonei e validi testimonianze che Lukodeia o Leukodeia sia stato un piccolo centro urbano, diverso da Inessa-Etna; i tegoloni sepolcrali con epigrafi che ancor oggi si trovano, ci attestano l'esistenza di una necropoli di età greca; le monete greche e romane, le tombe, le statue, conservate, una nel castello Ursino di Catania che raffigura una donna, e l'altra esposta nel museo di Adrano che rappresenta il mezzo busto di una dea greca. Per non parlare dell'acquedotto romano. Tutto questo ci da l'idea che nello stesso territorio di Licodia vi fu anche un centro abitato, sia in età romana, bizantina e anche araba.
Il Casale di Santa Maria di Licodia, inteso come caseggiato rurale, fu fondato in età normanna e precisamente nell'anno 1160, per concessione del Conte di Paternò Simone di Policastro ai frati benedettini, ed ai quali furono anche donati due piccoli casali (Casale dei Saraceni e Casale Niserio), chiesa e conventi extra-territoriali (San Cono, Putera, Cerami, Canneto, Paternò) un vasto territorio agricolo ricco di vigneti e boschi, inoltre per il pascolo e per la cerealicoltura; i Benedettini qui vi costruirono un'abbazia, ed in seguito ebbero inoltre il riconoscimento feudale, con potere giuridico e con la facoltà di invitare gente nel proprio territorio, per dare modo di coltivare questa terra e donare ai contadini e ai pastori piccoli appezzamenti di terreno in gabelle, e permettere agli stessi di potervisi costruire l'abitazione.
Quindi alla vecchia denominazione di Licodia, subentrò quella di santa Maria di Licodia, non fu mai sottostante ai Conti di Paternò e di Adrano, conservando così una feudale autonomia e rimanendo nell'ambito dell'ordine Benedettino.
Il casale Licodiese, col passare degli anni si amplia dal punto di vista urbanistico, tanto che si distinse in Licodia Vetus e Licodia Nova; nel 1469 su iniziativa del Priore G. B. Platamon, si decorò artisticamente la chiesa Benedettina e si ultimò il campanile.
Dal punto di vista economico, gli abitanti del casale godettero sempre più di migliori privilegi, e di particolari esenzioni fiscali, come l'eliminazione della "Quarta" del vino, del macinato, dell'orzo, dell'olio e dei legumi, e anche l'esonero del servizio militare.
Presso il Casale vi soggiornarono personaggi insigni tra cui Martino I e la stessa Bianca di Novara, Licodia solo nelle citazioni del XVIII secolo non viene più nominata Casale, ma "Habitatus" con una popolazione non inferiore ai mille abitanti, i quali godettero di buon stato economico, che si basava soprattutto su di una florida agricoltura: soltanto nel 1817cessò di essere feudo Benedettino, diventando frazione, aggregato però a quello di Paternò. Solo 25 anni dopo con un decreto borbonico, diventa comune autonomo, il giorno I gennaio 1841. Da questo momento in poi si protrasse la vertenza giuridica per la spartizione territoriale, fra il comune di Santa Maria di Licodia e quello di Paternò.
La vertenza ebbe legalmente fine nel 1878: questa vertenza giuridica è l'unico episodio di un certo rilievo, degli abitanti e degli amministratori di Santa Maria di Licodia, i quali come nel passato, non parteciparono, assieme ai conterranei, ai moti rivoluzionari del 1848, ne provarono alcun entusiasmo all'epopea di Garibaldi e dei suoi Picciotti, ne si appassionarono alle vicende storico-politiche siciliane di fine secolo.
Coglie il vero Carlo Levi, quando, parlando di Santa Maria di Licodia e dei suoi abitanti afferma: "Fra greggi di capre ed elegantissimi cimiteri passiamo da Santa Maria di Licodia, un paese calmo questo, mi dice il contadino che è uno dei miei compagni di viaggio; qui comunisti, democratici e fascisti giocano insieme a carte".
I Licodiesi sono sempre stati una popolazione quieta, socialmente concorde, politicamente allineata e riverente, alle autorità del tempo, gente tenacemente laboriosa, positivamente economica, però lontanamente disinteressata alle vicende storiche, che hanno travagliato la Sicilia. Gli unici uomini importanti che abbia avuto sono lo stuccatore Anile che prestò la sua bravura per decorare palazzi e costruzioni non solo a Licodia, ma anche nei comuni limitrofi, come Adrano, Biancavilla, Paternò, Belpasso e anche a Catania. Il secondo, il poeta-scultore Simone Ronsisvalle, che oltre a scrivere delle belle poesie, iniziò da giovane a modellare il legno, riuscendo così da grande a fare dei mobili che erano delle vere e proprie opere d'arte, che ancor oggi adornano case gentilizie dei paesi etnei.
Mentre gran parte della Sicilia era travagliata dalle lotte di fazione e da rivolte popolari, il casale di Santa Maria di Licodia ne rimase immune e continuò ad espandersi e ad registrare con gli anni un numero sempre maggiore di abitanti.
Infatti i frati Benedettini, col passare del tempo incoraggiavano i contadini a stabilirsi nelle loro campagne concedendo delle terre da coltivare e dove poter fabbricare le loro abitazioni.
Durante il periodo della "guerra dei novant'anni" il Casale annoverò il succedersi di sette priori. Il 15 gennaio 1334 con un decreto emanato da Catania, la regina Eleonora confermò tutti i benefici, i diritti e i privilegi di Licodia. Nel 1339 la sovrana con consenso del marito riconfermò tutti i diritti riconosciuti al Casale e al Convento, lo accrebbe di altri privilegi, concedendo qualche esenzione fiscale. Con l'abate Giacomo Sori, successe Bartolomeo, il Casale registrò la prima metamorfosi urbanistica tanto da meritare la denominazione di Licodia Vetus una parte della città; l'altra, la parte nuova, si veniva a formare dove oggi si trova la chiesa Madre, la torre e l'edificio comunale dell'attuale centro etneo. Ma in seguito all'eruzione dell'Etna del 1351, i  monaci per paura di altre eruzioni, si trasferirono nel convento di San Giuseppe la Rena, ma in seguito vi fecero ritorno. Il Casale di Licodia, quindi sia durante la dominazione Angionina, sia durante la guerra del Vespro e la dominazione Aragonese, continuò ad estendere il suo territorio, coltivato in gran parte da contadini pastori che, come si è detto avevano ricevuto in dono il territorio per costruire le loro case.
La nuova zona creatasi con l'ampliamento dell'area urbana fu detta "Licodia Nova" mentre la precedente anch'essa abitata, fu detta "Vetus".
Ferdinando II nell'ottobre del 1817, decretò una nuova costituzione per la Sicilia che venne suddivisa in "Sette Valli" o provincie, rette da intendenti e a sua volta suddivise in distretti e quindi in comuni, tutti quanti amministrati da funzionari di nomina regia.
Santa Maria di Licodia con questo decreto, fu aggregata al comune di Paternò per ben 24 anni, e soltanto nel 1841 fu da stesso Ferdinando II, elevata a comune con una sua amministrazione isolata ed indipendente da quella di Paternò.
Dopo la quinta settimana di vita autonoma, cioè l'otto gennaio 1841, in una riunione, gli amministratori lamentandosi della scarsa consistenza patrimoniale, chiesero che venisse assegnata loro un'altra parete dei beni che aveva allora Paternò. Da questo momento ebbe inizio una dura controversia fra i due consigli, alla quale intervenirono il Ministro degli Interni, la Commissione Regionale di Palermo e il Prefetto che, purché avvenisse una conciliazione fra i due comuni, non si oppose alla richiesta.
Il 22 aprile dello stesso anno infatti, giunsero ad un accordo.
Nella seduta consiliare del 13 novembre 1875 fu dato l'incarico ufficiale al Chisari che dopo un mese di lavoro, fornì al comune di Licodia le sue perizie, con rapporti e relazioni approfondite. La lite tra i due comuni ebbe legalmente fine nel 1878 e il comune di Paternò, cos' cone fu stabilito dal Chisari, cedette parte del suo territorio a Licodia.
Fra le testimonianze che abbiamo sul passato di Santa Maria di Licodia , cioè quando si chiamava Inessa, quelle più da annoverare sono: quella di Polieno il Macedone, che nella sua opera la "Stratagemmata" parla di un inganno operato da Falaride ai danni di Inessa; vi è anche la testimonianza di Tucidide, che chiama Castello Siculo il vecchio abitato su cui oggi sorge Santa Maria di Licodia; un'altra, quella di Cicerone, che ancora giovane sceso in Sicilia a prendere le difese del popolo  Siciliano contro colui, che a quel tempo governava l'isola "Verre"; che aveva abusato del potere che Roma gli dava, per danneggiare e gravare di tributi le popolazioni. Cicerone infatti nelle sue verrine parla appunto degli Inessei "abitanti di Inessa" che piangevano la scomparsa del Simulacro dal tempo molto caro ai suoi abitanti. Fra le testimonianze dell'età greco-romana, troviamo una moltitudine di oggetti che vanno dalle monete alle statue, ma quelli che meritano un particolare interesse sono i monumenti. Il più importante, e ancor oggi bel visitabile, è un acquedotto romano che, secondo il parere dei molti, serviva a trasportare l'acqua da Santa Maria di Licodia a Catania. Esso fu restaurato dal console romano Flavio Arsilio intorno all'anno 355 dopo Cristo, e si trova in contrada Cicero-Civita. Uno storico in proposito afferma: A Catania adduceva l'acqua dai piedi dell'altopiano di Santa Maria di Licodia un acquedotto, lungo 28 Km, che sormontava 65 arcate, spesso a due o a tre ordini; aveva una portata di 351 litri al minuto, ossia di più di 3°.ooo metri cubi di acqua al giorno, e queste acque venivano raccolte in una vasca che volgarmente veniva chiamata "Botte".
Tra le cose degne di rilievo successe durante la storia di questo piccolo comune, possiamo sottolineare la venuta in Sicilia della Commissione Reale dell'accademia delle Scienze dell'Università di Berlino (1840) per lo studio di alcune specie di floricoltura della zona etnea, e durante questo soggiorno, portarono alle conclusioni che gli alberi di ulivi esistenti in una piazza vicino l'odierna Villa chiamata Belvedere, vi sono gli ulivi più vecchi della Sicilia, che loro stessi hanno datato intorno ai XXV secoli di vita.
Secondo le più disparate interpretazioni sulla etimologia di Santa Maria di Licodia, possiamo constatare che tutte le denominazioni che vi furono date le varie romane, greche e arabe, oggi non esistono più. Il nome Licodia secondo gli studiosi, non tutti d'accordo sulla sua origine, potrebbe derivare o dal greco o dal latino, e si pensa che malgrado tutto abbia subito delle variazioni nell'arco dei secoli. Alcuni di questi studiosi sono del parere che questo nome sia composto da due parti.
Tra le varie definizioni che vi sono state date, le più attendibili sono: "Strada di Pioppi" che stava ad indicare che la strada che vi conduceva era cosparsa di pioppi; oppure "strada di Bosco" che stava ad indicare come Licodia una volta fosse circondata dai boschi, cosa più probabile.


C A P I T O L O    II

CENNI GEOGRAFICI


Ambiente fisico: Il centro abitato di Santa Maria di Licodia sorge a m 442 sul livello del mare lungo i pendii del versante sud-ovest dell'Etna, dista 7 Km dal comune di Paternò, 26 Km da Catania, ed è collegata ala capoluogo provinciale dalla ferrovia a scartamento ridotto Circom-Etnea e dai servizi automobilistici da questa gestiti. La strada statale 121 Catania-Paternò la attraversa longitudinalmente separando il centro abitato in due parti: uno verso monte e l'altra verso valle. La porzione di centro abitato a nord è a sua volta intersecata dalla strada ferrata della Circum-Etnea.
Il territorio comunale ha una superficie di 2600 Ha e presenta asperità orografiche particolarmente notevoli; infatti si passa da una quota di m 180 circa sul livello del mare nella zona più a sud del territorio ad una quota di circa m 1.150 sul livello del mare nella zona a nord.
Il centro abitato inoltre è limitato verso sud da un costone roccioso che degrada più dolcemente verso ovest.
I terreni della parte a valle sono mediamente costituiti da limi e terreni argillo-sabbiosi, mentre la parte a monte, e cioè verso le falde dell'Etna dai 600-700 metri circa sul livello del mare, da terreni vulcanici più o meno sciolti.
Le culture prevalenti sono l'agrumeto, l'uliveto, il seminativo arborato, (con prevalenza di mandorli) il vigneto, e nelle zone oltre i 900 metri boschi di castagni. L'agrumeto comunque costituisce la coltura principale e occupa circa il 45 % dell'intera superficie agraria, mentre il 15 % è coltivato a seminativo arborato, 30 % a vigneto il restante 20 % a colture varie.

Situazione demografica
La popolazione residente in atto è di 6511. L'attività prevalente della zona è agricola essendo la risorsa principale del comune di Santa Maria di Licodia quella dell'agrumicoltura che assorbe nei periodi di punta la mano d'opera locale con ricorso spesso di mano d'opera dei comuni viciniori. Dai dati assunti si ha che le unità impiegate nei settori di attività sono così ripartiti: (dati riferiti al 1975) Commercio - 65; Industri - 500; Credito - 6; Professionisti - 10; Impiegati - 95; Agricoltura - dato numerico elevato, molti dei quali sono anche piccoli proprietari, il numero esatto sfugge ad un preciso controllo. La popolazione scolastica è costituita da 35 unità per il giardino d'infanzia, 549 unità per la scuola elementare, 210 unità frequentano la scuola media inferiore, 300 unità le scuole medie superiore e 50 unità i corsi universitari. Oltre alle scuole pubbliche operano anche istituti religiosi e precisamente l'asilo Don Bosco gestito dal Patronato scolastico e l'Istituto S. Angela Merici gestito dalle Suore Orsoline.

Organizzazione del territorio
       Il nucleo urbano di Santa Maria di Licodia si è sviluppato intorno alla statale 121 ed intorno alla stazione della Circum-Etnea, vuoi perché queste infrastrutture costituivano, ed anche oggi costituiscono, i poli di maggiore interesse, vuoi perché dal punto di vista dell'andamento planimetrico, dette zone erano di più facile sfruttamento. Il centro urbano è collegato ai centri vicini: Paternò, Belpasso, Biancavilla, Adrano attraverso  le strade provinciali e la statale 121. È già stata realizzata da parte dell'Anas, una strada a scorrimento veloce che transita tangenzialmente ad est del nucleo urbano; su questa vi sono due svincoli: uno sulla provinciale per Belpasso, uno sulla Comunale che si diparte verso l'Etna. Pertanto le strade previste del P. T. E. sono attestate a tali svincoli e la rete viaria tangenziale è tale da lambire lungo percorsi periferici l'esistente aggregato e le aree di espansione previste dal programma di fabbricazione. Per il dimensionamento del P. F. si è assunto come base di incremento demografico quello del decennio 1951-1961 e ciò per tenere conto sia dell'eventuale rientro degli emigrati, specie quelli extranazionali. Infatti il ristagno di incremento demografico in questo ultimo periodo è dovuto all'alto indice di emigrazione.
Per quanto riguarda la zonizzazione prevista dal P. F. essa è assunta in base alla indicazione del D. M. 2-4-1968 relativo agli standard urbanistici. Nella zonizzazione di cui al P. F. sono stati indicati anche i tracciati viari e cioè in conformità all'art. 37 del L. R. n° 19 del 31-3-1972, nonché le attrezzature scolastiche, sanitarie, e verde pubblico ed i parcheggi. La zona circostante, la chiesa madre ed il municipio essendo costituita da agglomerato urbano che riveste carattere storico-ambientale in conformità alle indicazioni del D. M. 2-4-1968 è stata indicata come zona A, le sue dimensioni sono: superficie totale 4,70 Ha, in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non è inferiore al 12,5 % della superficie fondiarie ed avente densità territoriale superiore ad 1,5 % me/mq è stata divisa in due sotto zone, una che è stata chiamata B con una superficie di 30,28 Ha, ed una altra che è stata chiamata B1 che ha una superficie di 4,20 Ha. Per quanto riguarda gli spazi da destinare ad attrezzature pubbliche occorre rilevare che non è stato possibile ricavare le dette aree nell'ambito della zona A, in quanto in detta zona non esistono aree scoperte da vincolare ne altresì si è ritenuto opportuno prevedere demolizioni anche in considerazione del fatto che la superficie della detta zona non assume vastità tale per cui l'avere previsto le aree destinate a tali servizi nelle immediate adiacenze non pregiudica la validità di tale scelta ai fini della zona di influenza delle infrastrutture stesse. Nelle zone A, altresì in atto esistono già il palazzo comunale con relativi uffici, la chiesa Madre ed un plesso di scuole elementari. Sono stati pertanto localizzate nella zona B le aree da destinare ad attrezzature pubbliche occorrenti sia per la zona A che per la zona. In particolare due grossi comparti ubicati nella zona sud-ovest della piazza costituiti da vecchie abitazioni a verde pubblico sia per poter operare un grosso intervento di risanamento e sia perché le due zone si presentano alla costruzione di due giardini pubblici-belvedere che si affacciano su ubertose valli del Simeto. Le zone di espansione sono state previste verso nord e nord-est dell'attuale aggregato urbano.
       Nelle zone di espansione, zona tipo C sono state previste gli spazi per le infrastrutture di pubblico interesse in conformità agli indici stabiliti dall'art. 3 del D. M. 2-4-1968. Per quanto riguarda il comune di Santa Maria di Licodia non dimostri di avere i presupposti per un intenso sviluppo industriale è stata prevista nelle zone estreme di espansione un'area per insediamenti artigianali le cui lavorazioni siano rumorose. In detta zona è stato previsto un comparto di area destinata a verde ed a parcheggio in conformità alle prescrizioni del predetto decreto. Per quanto attiene la zona C4 "la cui estensione è 250 Ha occorre precisare che essa non  è da considerarsi zona residenziale a carattere continuativo ma ha tutte le caratteristiche della zona di villeggiatura ed è sistemata in quell'ampio comprensorio ubicato tra i m 700-1000 sopra il livello del mare,  denominata dagli abitanti di Santa Maria di Licodia e da quelli dei comuni limitrofi "i vigni", cioè quella zona la cui prevalente coltura è costituita da vigneti e castagneti, ed aventi alto indice di frazionamento fondiario e dove gli abitanti sia del comune di Santa Maria di Licodia che dei comuni limitrofi vanno a passare nel periodo estivo qualche mese e da cui appezzamenti di terreno, che in genere sono dell'ordine di pochi tumuli, ricavano il vino e la frutta per i fabbisogni familiari. Cioè di fatto essa è una zona agricola con una agricoltura diversa da quella delle zone a valle del centro urbano non soltanto per la diversità dei frutti della terra ma anche per la rilevanza economica delle culture stesse. Infatti mentre le culture di valle sono costituite prevalentemente dagli agrumi e dall'ulivo e quindi da culture organizzate a carattere quasi industriale e a reddito piuttosto rilevante (entro i limiti dei redditi agricoli) quelle della zona di montagna hanno carattere artigianale sia per la esiguità  dei fondi che per la diversità delle culture, i cui frutti in genere coprono il fabbisogno personale del conduttore: si giustifica così il perché già da tempo è invalsa l'abitudine di dotare questi piccoli poderi di casette che consentono una breve vacanza estiva. Detto comprensorio è stato indicato come zona C4 cioè dire come zona che pur restando destinata agli usi agricoli il frazionamento della proprietà richieda insediamenti da considerasi di tipo C, e così facendo non si è inteso tanto prevedere un siffatto sviluppo, quanto legittimare uno stato di fatto. Per quanto riguarda le zone agricole si fa rilevare che nelle zone dell'Etna ed in particolare nelle zone del comprensorio agricolo interessato della valle del Simeto i lavoratori agricoli sono costituiti nella quasi totalità da unità pendolari che sono in qualche rarissimo caso e per pochi giorni dell'anno si fermano e risiedono nel luogo del lavoro per cui non si è ritenuto opportuno dotare la zona di aree da destinare ad attrezzature collettive.
       Come già detto il P. F. oltre a prevedere le aree per le attrezzature collettive giusto l'art. 37 della L. R. n° 19 del 1972 è stato verificato secondo le prescrizioni del D. M. 2-4-1968 n° 3519: in conformità all'art. 338 del testo unico delle leggi sanitarie intorno al cimitero è stata apposta una zona di vincolo avente raggio di metri 200; inoltre in conformità al dispositivo dell'art. 6 della L. R. n° 19 del 31-3-1972 il R. E. contiene le attribuzioni della Commissione edilizia in merito ai pareri previsti dall'art. 32 terzo comma della legge 17 agosto 1942 n° 1150. È stato altresì inserito nel R. E. il contenuto dell'art. 40 della predetta L. R. n° 19 in merito alle aree di parcheggio così come è stato recepito il dispositivo dell'art. 39 secondo comma del punto II riguardante i lotti di terreno aventi superficie non inferiori a mq 120.
       Apposito vincolo è stato previsto lungo le strade comunali, principali e statali giusto quanto disposto dal D. M. 1 aprile 1968.
       Si fa altresì rilevare che il comune di Santa Maria di Licodia non è vincolato ai sensi della legge n° 1447 né risulta incluso nell'elenco di quelli sismici o ammessi al consolidamento.

Problema urbanistico
       Il problema urbanistico del comune di Santa Maria di Licodia è stato inserito in quello più vasto della programmazione a livello territoriale eseguita dal piano territoriale urbanistico Etneo che ha preso in esame il territorio di 41 comuni Etnei in modo da formulare un indirizzo urbanistico e coordinato. Nel P. T. E. si individuano delle fasce con caratteristiche prevalentemente residenziali, e vasti comprensori con insediamenti prevalente agricoli in entrambi comunque si hanno zone ricche di pregi ambientali architettonici e paesaggistici che occorre organizzare in un contesto unitario.
       Per quanto riguarda il comune di Santa Maria di Licodia esso, secondo le previsioni del P. T. E. dovrebbe avere nel suo territorio insediamenti per attrezzature sportive di interesse territoriale a servizio dello stesso comune di Santa Maria di Licodia e dei comuni viciniori. Per quanto riguarda le previsioni demografiche il il P. T. E. prevede nel prossimo decennio che nel suo comune si debbano insediare circa 8000 unità. Dai dati relativi ai rilievi demografici dal 1951 al 1961 si ha un'incremento del 16,5 %circa, infatti al 1951 si hanno 5575 abitanti residenti mentre al 1961 si hanno 6493 unità residenti.
       Durante il decennio 1961-1971 l'incremento è stato quasi trascurabile, ciò dovuto all'emigrazione sia nell'ambito della stessa provincia, sia nell'ambito dello stesso territorio nazionale che per emigrazione extranazionale. Sembra che il fenomeno tenda ad invertirsi per cui si è ritenuto, riferendosi alla popolazione residente al 1970, prevedere lo stesso incremento del decennio 1951-1961; quindi il dimensionamento del Programma di Fabbricazione per quanto attiene le densità territoriali e quindi quelle fondiarie è stata fatta per una popolazione residente di 8000 abitanti.


CAPITOLO  I I I
CARATTERI GENERALI
DEGLI SPOSTAMENTI DI POPOLAZIONE IN ITALIA


       Tra il 1876 e il 1976 sono espatriati dall'Italia più di 25 milioni e 800 mila persone. Poco più della metà esattamente il 54 % di questo grande movimento, era già al suo culmine nel secondo decennio del XX° secolo, dai dati in possesso sappiamo che circa un terzo di questi emigrati sono espatriati dall'Italia nei primi 15 anni del nostro secolo. Nel periodo subito dopo la prima guerra mondiale, questo grande esodo sembra diminuire, per riprendere alla fine della seconda guerra mondiale; infatti un quarto circa degli espatri degli ultimi cento anni si è avuto dal 1945 ad oggi. Quindi ci viene normale dividere questo fenomeno migratorio in due grandi fasi, la prima antecedente alla prima guerra mondiale. Analizzando bene questo secolo "1876 - 1976" di vero e proprio spopolamento, possiamo vedere che, l'apice di questo fenomeno è l'anno 1913, anno in cui si possono contare 872.598 espatri. Per quanto riguarda i rimpatri le cifre ufficiali iniziano per quanto riguarda i paesi d'oltreoceano dal 1905, e invece per quanto riguarda i paesi europei dal 1821. Globalmente sono rimpatriati dal 1905 ad oggi poco più di 8 milioni e mezzo di emigrati, un quarto del quale è avvenuto nel periodo 1905 - 1920, la metà circa tra il 1905 e il 1942, il rimanente terzo nell'ultimo decennio 1965 - 1976. Così siamo giunti ad una media di 25 rimpatri ogni cento espatri nel quinquennio 1905 - 1909; 93 rimpatri su cento espatri nel quinquennio 1970 - 1974.
       C'è da sottolineare che dal 1973 i rimpatri superano di gran lunga gli espatri, infatti nel 1975 su 100 espatri abbiamo 132 rimpatri.
       Le destinazioni di questi flussi migratori nel corso di questi cento anni, li troviamo così suddivisi: il 52 % diretti verso i Paesi europei, il 44 % verso le Americhe, il 2 % verso l'Oceania, Australia in particolare, e il rimanente 2 % verso l'Africa, che tradotti in numeri sarebbero: 13 milioni e mezzo di espatri in Europa; il milione e mezzo in America, suddivisi a sua volta in 6 milioni in quella del nord e 5 milioni in quella del sud; mezzo milione circa in Africa, e quasi altrettanto in Australia. All'interno dei paesi europei il 56 % del flusso di espatrio è stato assorbito dai paesi della comunità, che poi sono più di 7 milioni e mezzo di espatri.
       Francia 4.317.934 -, 57 % della C.E.E., Germania 2.452.585 -, 32% della C.E.E., Benelux 530.965 -, 7 % della C.E.E., Gran Bretagna 263.598 -, 3,5 % della C.E.E.. la Svizzera di questo flusso ha avuto il 29,5 % degli emigrati diretti nella comunità 3.989.813. dei 6.328.428 emigrati nell'America del Nord il 90 % è stato assorbito dagli Stati Uniti, dei 5.088.515 emigrati nel Sud America il 58 % che sarebbero 3.000.000 sono stati assorbiti dall'Argentina, il 28 % tradotto in cifra 1.456.914 in Brasile, il 5,5 % 285.059 nel Venezuela, il 7,5 % negli altri paesi Latino - Americani.
       I paesi che hanno accolto il maggior numero di espatri negli ultimi cento anni di emigrazione italiana sono nell'ordine: U. S. A. 5.691.305 - Francia 4.317.394 - Svizzera 3.989.813 - Argentina 2.968.084 - Germania 2.452.585 - Brasile 1.456.914 - Canada 637.123 - Benelux 535.031 - Venezuela 285.059 - Gran Bretagna 263.598. tutti paesi citati, per quanto riguarda il flusso emigratorio, non hanno "assorbito" ma "accolto" questa gente. Di questi espatri avvenuti in questo ultimo secolo "1876 - 1976" li possiamo così suddividere: 10 milioni e più sono partiti dall'Italia del sud e dalle isole; 5 milioni provenivano dall'Italia centrale; e quasi 11 milioni dall'Italia del nord. Procedendo ancora nella classifica, possiamo constatare che le regioni di maggior esodo sono: il Veneto con oltre 3 milioni, seguito dalla Campania con 2 milioni e 700 mila; la Sicilia con più di 2 milioni e mezzo ; seguono a ruota la Lombardia con 2 milioni e 300 mila; Piemonte e Friuli Venezia Giulia con 2 milioni e 200 mila; e poco di meno 2 la Calabria; tutte queste regioni almeno per quanto riguarda quelle che hanno subito il maggior esodo. Continuando, possiamo constatare che i maschi rappresentano i ¾ dell'intero flusso migratorio, che tradotto in percentuale sarebbe il 75,5 % con oltre 19 milioni e mezzo di persone. L'80 % degli espatri durante questo secolo era in età lavorativa.
       Della popolazione espatriata quella attiva e poco meno 3/5, poco più di 20 milioni, di cui il 35 % proveniente dall'agricoltura. Se passiamo a considerare il saldo migratorio dei paesi transoceanici dal 1905, anno in cui inizia le cifre ufficiali, possiamo vedere che ammontano a poco meno di 10 milioni.
       Dal 1905 al 1976 sono rimpatriati quasi 9 milioni di persone, di cui il 56 % provenienti dai paesi europei, 2.571.717 dai paesi comunitari e 2.096.309 dalla Svizzera. Dall'America invece i rimpatri sono stati quasi 3 milioni e mezzo, equivalenti al 40 % dei rimpatri dell'America del sud assommano al 38,5 % di cui a sua volta così suddivisi: il 66,5 % 880.069 unità è rappresentata dall'Argentina, il 19,5 % da rimpatri provenienti dal Brasile 255.669, e il 9,5 % da rimpatri del Venezuela 124.890 unità.
       Queste indicazioni anche se in generale ci aiutano a capire che cosa sia stato il fenomeno migratorio italiano. I 40 anni che vanno dal 1876 al 1914, possiamo dire che sono gli anni del grande esodo, infatti durante questo periodo andranno via dall'Italia, più di 14 milioni di persone, registrando una media annua di 350 mila unità; tanto che nel 1915 era già espatriata il 55 % di tutti i cento anni. I flussi migratori nel periodo 1876 - 1900 oltre ad essere massicci e continui verso le Americhe; si ritornerà a preferire l'Europa all'America dopo la seconda guerra mondiale. Il flusso migratorio subirà una nuova impennata dopo la calma subito dopo il conflitto, basti pensare che questi 30 anni si sono avuti quasi 7 milioni e mezzo di espatri, per la maggioranza come abbiamo detto diretti verso l'Europa, soprattutto verso i paesi comunitari.

L'emigrazione come alternativa
       Quali sono gli elementi che portano all'emigrazione in una società come la nostra, e semplice dirlo: basti pensare ai momenti di crisi di cui la nostra nazione è stata colpita, causando come normale conseguenza l'emigrazione stessa come naturale effetto della crisi. Il limite della sussistenza, per le masse contadine non si pone altra alternativa che quella di emigrare. Altri processi che portano all'emigrazione sono, per esempio la marginalizzazione: infatti l'eccedenza di forse lavoro, non consente lo impiego di tutte queste braccia, per mancanza di una razionale tecnica della produzione agricola, di cui il mezzogiorno d'Italia è stato sempre affetto, che pertanto risulta soggetta alla concorrenza straniera o addirittura di altre regioni italiane stesse meglio organizzate in proposito questo fenomeno che ancora oggi ci portano dietro negli anni ottanta, non tenta a diminuire anche se l'esodo non ha più le proporzioni paurose che aveva fino a qualche decennio fa, infatti ogni possibile crisi soprattutto di tipo agricolo che ci possa esserci, colpisce soprattutto il mezzogiorno d'Italia che ancora oggi non ha risolto i suoi secolari problemi, che poi sono quelli su cui si basa la sua economia. Infatti in realtà avviene questo che prima l'emigrazione era ne più ne meno che un'alternativa di emergenza dovuta ai tempi, ora invece si è tramutata in alternativa stabile anche se ripetiamo non ha niente a che vedere con le grosse proporzioni di emigranti di una volta. Le conseguenze dell'emigrazione sono molto più chiare e deducibili, la mancanza di lavoro, la scarsa remunerazione che non permetteva l'indispensabile per sopravvivere; facevano si che le campagne si spopolavano altri tipi di lavoro scarsamente remunerati venivano abbandonati, tutto ciò permetteva, anche se non immediatamente l'aumento dei salari e del prezzo della terra, che man mano acquistava valore.


CAPITOLO IV

GLI SPOSTAMENTI DI POPOLAZIONE A S. MARIA DI LICODIA


       Il comune di Santa Maria di Licodia nel ventennio che va dal 1961 al 1980, stando ai dati relativi ai censimenti avvenuti non ha subito variazioni nella consistenza numerica della popolazione: infatti i residenti nel censimento dell'anno 1961 erano 6483 e vent'anni dopo, secondo i dati relativi al censimento 1981, 6511; non crediamo che un incremento di poche decine di persone nell'arco di un ventennio sia suscettibile ai fini di determinare conclusioni. Anche nel censimento intermedio, e cioè nell'anno 1971, si registra una popolazione di 6454 abitanti. Ma se si tiene conto dell'incremento naturale nel ventennio preso in esame ci accorgiamo di notevoli cambiamenti nella struttura demografica del nostro comune.
       Dal 1961 vi sono state 2619 nascite con una media annua di circa 130 nascite; mentre la mortalità registrata nello stesso periodo è di 1457 unità, con una media annua di 72 morti.
       Nel ventennio dunque si è avuta una differenza nati-morti di 1162 in eccesso; sommate alla popolazione residente iniziale porterebbero a 7645 il numero degli abitanti di Santa Maria di Licodia. Si accerta così una costante perdita per emigrazione.
       Il calcolo di emigrazione così ottenuto è indicativo ma non verificabile in maniera assoluta. Un'analisi attenta e precisa sul movimento migratorio è possibile solo analizzando i dati dei registri di iscrizione e cancellazione dei residenti del comune in oggetto. Secondo questo rilevamento abbiamo accertato che nel ventennio 1961 -1980 si è avuto un movimento migratorio molto nutrito, infatti nel ventennio vi sono stati 3407 iscritti e 4264 cancellati, e sono tanti se si pensa che lo stesso comune conta oggi una popolazione di 6511 abitanti. Per meglio capire il fenomeno migratorio, lo analizzeremo in quinquenni.

a)        immigrazione

Dall'anno 1961 - 1965, sono immigrati nel comune Etneo 786 persone, di questi il 65,3 % facevano parte di nuclei ed i rimanenti 34,7 % erano gli isolati. In questo periodo 1961 - 1965, la media del nucleo familiare era composta da 3,7 unità. Dei 786 immigrati, 372 erano maschi, e 414 erano femmine.
       Ripartendo tutte queste persone in relative fasce d'età, constatiamo che il 30,1 % sono persone che vanno da zero a 14 anni di età, il 15,4 % fanno parte di immigrati che vanno dai 14 anni ai 21 anni, ben 39,6 % dai 21 ai 45 anni di età; il 10,3 % dai 45 ai 65 anni di età; e solamente il 4,6 oltre i 65 anni di età.
       La professione che svolgono questi immigrati, per comodità di studio, l'abbiamo suddivisa in tre settori: il settore primario per quanto riguarda gli addetti all'agricoltura, il settore secondario, per quanto riguarda gli addetti al settore industriale, il settore terziario per quanto riguarda il commercio e i servizi vari.
       Dei 786 immigrati nel quinquennio 1961 - 1965 solo il 75 % svolgono una professione; il 21,8 % di essi si dedica all'agricoltura; il 5,6 % sono addetti al settore secondario; e il 72,6 % fa parte del settore terziario. Passando al loro grado d'istruzione, su 608 unità registrate solo il 93,4 % di loro sono alfabeti. Andando per ordine troviamo il 6,6 % che sono analfabeti; il 52,1 % sono senza titolo di studio; il 29,4 % possiede la licenza elementare; il 5,6 % del diploma; e solamente l'1 % la laurea. E per finire analizziamo le località da cui proviene la maggior parte di essi. Le maggiori provenienze si registrano dalla provincia di Catania, con 421 persone, seguite dalle medesime della provincia di Messina, con 86 unità, seguono in ordine con 79 la città di Catania, molto distanziate le altre provincie della Sicilia orientale, come Siracusa ed Enna; le regioni da cui si registrano le maggior provenienze sono la Lombardia e la Liguria, mentre invece per quanto riguarda le provenienze dallo estero ci sono gli U. S. A. e l'Argentina.
       Continuando con ordine cronologico passiamo al periodo sempre di immigrazione1966 - 1970. Gli immigrati in questo periodo assommano a 765 unità, anche in questo caso come nel precedente il 65,3 % sono raccolti in nuclei, mentre il 34,7 % fanno parte degli isolati. Di questi 765 immigrati, 362 sono maschi, e 403 sono femmine; la media del nucleo familiare è più bassa rispetto al periodo precedente, infatti qui è composta da 3,3 unità per nucleo.
       Tutti questi immigrati sono così suddivisi: il 27 % di loro ha una età che va da zero a 14 anni di età; il 17,8 % fanno parte della fascia d'età che va da 14 a 21 anni di età; il 12,3 di essi si trova tra i 45 e i 65 anni di età; e il rimanente 4,7 % in quelli oltre i 65 anni di età. Confrontando  questi dati con quelli del periodo precedente, notiamo che è diminuita la percentuale per quanto riguarda gli individui che vanno da zero a 45 anni di età, mentre è aumentata la percentuale per quanto riguarda quelli oltre i 45 anni di età. È invece aumentata la percentuale rispetto al periodo precedente di quelli che svolgono una professione, infatti questa è salita a 76,8 %. Su 588 unità, gli addetti al settore primario sono il 21,2 %, inferiore percentuale rispetto al periodo 1961 - 1965; aumentati invece gli addetti al settore secondario rispetto al precedente, con il 6,1 % invariati gli addetti al settore terziario con il 72,6 %.
       
       Per quanto riguarda il loro grado di istruzione su 582 unità, il 97,1 % di loro sono alfabeti, mentre molto diminuito rispetto al precedente quinquennio gli analfabeti, solamente il 2,9 %; il 63,7 % sono senza titolo di studio; il 19,6 hanno la licenza elementare; il 4,8 % possiedono la licenza media; il 6,5 % possiede il diploma; e solamente il 2,4 la laurea; anche qui notiamo delle differenze rispetto al 1961 - 1965; sono aumentati quelli senza titolo di studio, con il diploma e la laurea, mentre sono diminuiti in percentuale quelli con la licenza elementare e media. Passiamo alle località di provenienza di queste persone: 362 immigrati provengono dalla provincia di Catania, della città di Catania sono invece 96; seguono le provincie orientali dell'isola: con 45 Messina; 26 Enna; 14 Siracusa; seguono le città del triangolo industriale italiano, con le rispettive regioni; seguite da Roma e Palermo; numerose provenienze si registrano dalla Germania, Svizzera e Francia, per quanto riguarda la C. E. .E.. I paesi d'oltre oceano più citati, gli U. S A. e l'Argentina.
       Continuiamo passando al quinquennio 1971 - 1975, in questo periodo si ha un'incremento negli arrivi rispetto al 1966 - 1970, infatti siamo passati da 765 agli 881 immigrati. Anche la media di quelli raccolti in nuclei è aumentato, infatti è del 68,8 %, mentre il 31,2 % sono gli isolati; degli 881 immigrati nel periodo 1971 - 1975, 432 sono maschi e 449 sono femmine; la media del nucleo familiare è scesa ancora a 3,2 componenti rispetto al 3,3 precedenti.
       La loro distribuzione in fasce d'età è così composta: nella prima appartengono il 28,3 %, che va da zero a 14 anni di età; in 16,8 % dai 14 ai 21 anni di età; il 38 % dai 21 ai 45 anni di età; il 12,6 % dai 45 ai 65 anni di età; e solamente il 4,3 oltre i 65 anni di età. Da uno sguardo sommario possiamo constatare che rispetto al precedente periodo sono aumentati in percentuale anche se lieve quelli da zero a 14 anni, mentre sono diminuiti tutti gli altri. Analizzando la professione ci accorgiamo che anche qui è aumentata la percentuale, salendo dal 79 % sul totale. Delle 699 persone che esercitano una professione, troviamo il 14,3 % inserito nel settore primario; il 6,4 % nel settore secondario; e il 79,2 % nel terziario. Come nel precedente caso notiamo un certo assottigliamento per quanto riguarda glia addetti all'agricoltura, mentre un leggero aumento è da registrare nei rimanenti altri due settori. Il grado di istruzione degli immigrati nel periodo 1971 - 1975 è così composto: il 98,2 % di essi sono alfabeti, mentre solamente l'1,8 % sono analfabeti; il 55,3 % sono senza titolo di studio; il 20,7 % hanno la licenza elementare; il 10,6 % la licenza media; stesso 10,6 % per coloro che possiedono un diploma; e soltanto l'1 % la laurea. Anche qui periodi a confronto notiamo che diminuiscono sempre più gli analfabeti, quelli senza titolo di studio, e in questo caso i laureati, mentre aumentano tutti gli altri. Passiamo alle località di provenienza, iniziamo con la provincia di Catania con 368 individui; 121 della città di Catania; 53 dalla provincia di Messina; 29 da quella di Siracusa; 21 da quella di Enna; seguono le regioni industrializzate del nord Italia; uguali come nei precedenti i paesi europei ed extraeuropei con l'aggiunta di Australia e Venezuela.
       E passiamo ad analizzare l'ultimo periodo di immigrazione, il quinquennio 1976 - 1980. Sono 975 gli immigrati, da notare un'ulteriore incremento rispetto al periodo precedente. Qui a differenza del 1971 - 1075 notiamo una certa flessione per quanto riguarda gli individui raccolti in nuclei, infatti sono scesi al 63,3 % sul totale, mentre il rimanente 36,7 % sono gli isolati. Dei 975 immigrati nel quinquennio 1976 - 1980, 497 sono maschi, 478 sono femmine, soltanto in questo caso vediamo che i maschi sono più numerosi delle femmine, ciò sta ad indicare il maggior numero di provenienze isolate. Anche la media dei componenti dei nuclei familiari risale ai valori del periodo 1966 - 1970 con 3,3 % unità. La loro ripartizione in fasce di età è così composta: il 30, 1 % va da zero a 14 anni di età; il 15,7 % dai 14 ai 21 anni di età; il 38 % dai 21 ai 45 anni di età; il 12,8 % da i 45 ai 65 anni di età; e soltanto il 3,3 % in età superiore ai 65 anni. Differenze tra questo e il periodo passato: diminuiscono quelli dai 14 ai 21 anni, e quelli oltre i 65 anni, restano invariati quelli dai 21 ai 45, mentre subiscono un piccolo incremento gli altri. Diminuisce la percentuale di quelli che svolgono una professione rispetto al periodo precedente, infatti scende al 74 %.
       Dei 725 che svolgono un lavoro sono così ripartiti: l'11,3 nel settore primario; il 7,3 % nel settore secondario; l'81,4 % nel terziario.
       Il confronto anche qui è costante, infatti la percentuale degli addetti all'agricoltura si assottiglia ancora rispetto al periodo 1971 - 1975, mentre subiscono incrementi il secondario e il terziario. Il grado di istruzione degli immigrati nel 1976 - 1980 è così costituito: il 99 % di essi è alfabeta, mentre l'1 % sono analfabeti; il 57,4 % sono senza titolo di studio, il 14,9 % possiede la licenza elementare; il 12,4 % la licenza media; il 9,3 è in possesso del diploma, e il 5 % la laurea. Quindi se ne deduce che gli analfabeti diminuiscono sempre più, e aumentano di pari passo quelli in possesso di licenza media, diploma e laurea. Per quanto riguarda le provenienze, troviamo come sempre al primo posto la provincia di Catania con 386 individui; seguita dalla città di Catania con 87; la provincia di Messina con 63; quella di Enna con 34; la città di Milano con 24 persone; la Lombardia con 89; la provincia di Siracusa con 27 e cosi via. Per quanto riguarda l'estero vi sono: la Germania con 36.
       Per quanto riguarda le zone o i quartieri dove gli immigrati hanno preferito insediarsi, abbiamo suddiviso il comune in zone, che a sua volta sono state numerate come si può vedere chiaramente nella cartina allegata. La suddivisione del comune non è stata fatta a caso, ma tenendo conto delle sue caratteristiche geografiche - fisiche e storiche, della natura stessa del comune, quindi sono state numerate per semplice comodità, ed elencheremo le caratteristiche di alcune di queste zone per darvi un'idea della loro conformazione. Citeremo le più importanti: la zona 10 è la più grande come estensione, e la più  nuova per quando riguarda le costruzioni; la zona 5 segue alla zona 10 come estensione, ma le sue costruzioni sono un po' meno recenti e si trova a nord del comune; seguono le zone 1 - 2 - 3, che sono piccole come estensione, nel piano regolatore edilizio sono incluse nella zona A, quindi zone storiche, con costruzioni molto antiche ecc. allora come detto in precedenza elencheremo le zone dove si sono insediati maggiormente gli immigrati, usando come criterio, le zone dove si sono stabilite più persone in ordine decrescente. Inizieremo del periodo 1971 - 1975, però non abbiamo dati relativi ai periodi precedenti. Le zone dove si sono maggiormente stabiliti sono: la zona 10; la zona 9; la zona 12; la zona 5 e così via.
       Per quanto riguarda il quinquennio 1976 - 1980 esse sono: la zona 10; la zona 3; la zona 9: la zona 4; la zona 5; la zona 12 e via dicendo.

b)        Emigrazione

Anche per l'emigrazione faremo uno studio del tutto simile al precedente visto la comunanza che hanno i due fenomeni.
       Il comune Santa Maria di Licodia ha avuto in vent'anni ben 4264 emigrati su una popolazione censita di 6511 abitanti nell'anno 1981. Anche in questo caso per comodità di studio, analizzeremo il fenomeno dell'emigrazione in periodi di cinque anni ciascuno, iniziando in ordine cronologico dal 1961 al 1965.
       Nel 1961 al 1965 sono emigrati da Santa Maria di Licodia 1070 persone il 71,9 % erano individui raccolti in nuclei, mentre il rimanente 28,1 % erano isolati. Il nucleo familiare era formato di una media di 3,6 %individui. Dei 1070 emigrati 506 erano maschi, e 544 erano femmine. La loro suddivisione in fasce di età è così composta: il 28,3 % dai zero a 14 anni di età; il 15,5 % dai 14 ai 21 anni di età; il 40,8 % dai 21 ai 45 anni di età; il10,9 % dai 45 ai 65 anni di età; mentre soltanto il 4,4 % si trova oltre i 65 anni. Dei 1070 emigrati, solo 80 % di essi esercita una professione; essi sono così ripartiti: l'1,7 % è inserito nel settore primario; il 10,6 % nel settore secondario; e il 77,7 % in quello terziario. Il grado d'istruzione di questi emigrati è così composto: il 94,8 % sono alfabeti mentre il 5,2 % sono analfabeti, seguono con 39,6 % quelli senza alcun titolo di studio; il 42,1 % possiede il 5,2 % è in possesso del diploma; e solamente l'1 % la laurea.
       Nel periodo 1961 - 1965 sono emigrate 461 persone in provincia di Catania, 215 nella stessa città di Catania; 45 a Roma; 20 unità a Siracusa e provincia; 36 persone a Milano; 113 in Lombardia; 35 nella provincia di Messina; 16 in quella di Torino e via dicendo.
       Nel periodo 1966 - 1970 dal comune di Santa Maria di Licodia sono emigrati 1107 persone, come si nota c'è un certo incremento rispetto al periodo precedente, di questi il 72,9 % sono raccolti in nuclei mentre il rimanenti 27,1 % sono gli isolati; anche il numero dei nuclei è aumentato in percentuale. Dei 1107 emigrati 533 erano maschi, e 574 erano femmine. La media del nucleo familiare è rimasta pressoché invariata rispetto al periodo precedente con 3,6 unità per gruppo. Le fasce d'età sono così composte: il 26,7 % si trova in quella da zero a 14 anni di età; il 16,7 % sono dai 14 ai 21 anni di età; il 40,8 % tra i 21 e i 45 anni di età l'11,8 % tra i 45 e i 65 anni di età, ed il rimanente 3,9 % si trovano oltre i 65 anni. Differenze tra questo ed il periodo precedente sono diminuite le percentuali di quelle da zero a 14 anni e di quelli dai 21 ai 45 anni, sono superiori le altre. Anche la percentuale di quelli che svolgono una professione ha subito un leggero incremento portandosi a 80,2 %. Le professioni sono così ripartite: il 15,1 % nel settore primario; l'88 % nel secondario; il 76,1 % nel terziario, mentre si incrementa il primario. Il grado di istruzione degli emigrati del 1966 - 1970 è così composto: il 95,4 % sono gli alfabeti e il 4,6 % sono gli analfabeti; seguono con il 40,4 % quelli senza titolo di studio; il 33,8 % possiede la licenza elementare; il 12,1 % possiede la licenza media; il 7,8 % il diploma; l'1,3 % la laurea; sostanziali differenze le notiamo, negli analfabeti che sono diminuiti nel periodo precedente e in quelli con la licenza elementare, sono aumentate le altre percentuali. Le località dove sono emigrati più numerosi sono: come sempre la provincia di Catania con 338 individui, la città di Catania con 118; la Lombardia con 117; la Germania con 106; 28 in Svizzera; 13 in Piemonte; 25 in Liguria; 33 a Roma; 20 a Siracusa, ecc.
E passando alle zone dove si sono maggiormente spopolate, useremo lo stesso criterio di elencazione usato per l'immigrazione.
Le zone di maggior spopolamento sono: la zona 10; la zona 5; la zona 9; la zona 1; la zona 6.
Passiamo al periodo 1971 - 1975, emigrano da questo comune ben 1040 abitanti, cifra notevole, ma inferiore al periodo passato. Il 69,4 % di questi appartengono a quelli raccolti in nuclei, mentre il 30 % sono gli isolati. Dei 1040 emigrati, 510 sono maschi, e 530 sono femmine. Il numero medio di cui è costituito il nucleo familiare si è abbassato, infatti siamo sui 3,4 unità. Di tutti questi emigrati, il 26,4 % appartiene alla fascia d'età che va' dai zero a 14 anni di età; il 19,7 % a quelli dai 14 ai 21 anni di età; il 38,1 % a quelli dai 21 ai 45 anni di età; l'11,3 % a quelli tra i 45 e i 65 anni di età; il rimanete 4,4 % a quelli oltre i 65 anni di età. Aumentano in percentuale quelli da 14 ai 21 anni di età, e quelli oltre i 65 anni, diminuiscono tutti gli altri. Aumenta invece la percentuale di quelli che esercitano una professione, del totale emigrati l'82,8 % esercita una professione.
L'8,5 % si dedica al settore primario; l'8,3 % al secondario; l'83,2 % al terziario. Anche in questo caso notiamo una certa flessione nel settore primario, stazionario il secondario, in forte incremento il terziario.
Per quanto riguarda il grado di istruzione registriamo il 95,6 % di alfabeti e il 4,4 % di analfabeti; seguono con il 30 % quelli senza titolo di studio; il 36,1 % è fornito di licenza elementare; con il 16 % quelli con licenza media, con l'11,4 % quelli che posseggono un diploma, e appena il 2,1 % con la laurea. I dati per quanto riguarda il grado d'istruzione non sono sempre costanti, infatti rispetto al periodo precedente, si hanno diminuzioni di percentuali, con gli analfabeti; quelli senza titolo di studio, in notevole aumento tutti gli altri gradi di istruzione. Le località di emigrazione di questi abitanti ricalcano molto da vicino le precedenti, da noi descritte. Con 336 emigrati come sempre la provincia di Catania; seguita dallo stesso capoluogo di provincia 151; segue la Lombardia con 146 unità; 34 individui a Milano; 32 a Torino; 22 a Roma; 38 in Piemonte; 30 a Siracusa; 29 a Enna, ecc.. Le zone di maggior esodo, sono: la zona 10; la zona 5; la zona 6; la zona 9; la zona 3; la zona 8.
E per finire trattiamo dell'ultimo quinquennio di emigrazione , facendo chiaro riferimento al periodo 1976 - 1980. Durante questo lasso di tempo sono emigrati 1047 abitanti, di questi il 68,5 % è raccolto in nuclei, mentre il rimanente 31,5 % sono gli isolati.
In questo quinquennio troviamo un certo incremento per quanto riguarda gli isolati. Dei 1047 emigrati 541 sono maschi e 506 sono femmine. La media di cui è costituita il nucleo familiare è rimasta pressoché invariata rispetto al periodo 1971 - 1975, e cioè 3,4 unita. La suddivisione di questi emigrati in fasce di età è così composta: il 25,7 % sono tra i zero e i 14 anni; il 16,6 % tra i 14 e i 21 anni di età; il 46,1 % tra i 21 e i 45 anni di età; il 9 % tra i 45 e i 65 anni di età; il rimanente 2,6 % sono oltre i 65 anni.
Facendo un confronto col periodo precedente notiamo un certo incremento soltanto nella fascia di età che va dai 21 ai 45 anni di età, tutte le altre sono in leggera flessione. Subisce una flessione anche in percentuale di quelli che esercitano una professione, passando da 82,8 % a 78 %.
Di questi troviamo il 10,3 % addetti all'agricoltura, il 7,6 % al settore secondario; l'82,1 % nel terziario. L'unico settore che subisce un rialzo di percentuale è il primario. Per quanto riguarda il grado d'istruzione, troviamo il 96,4 % di alfabeti, e il 3,6 % di analfabeti. Seguono con il 32,1 % quelli senza titolo di studio, con il 26,6 % quelli con la licenza elementare; con il 19,2 % quelli con la licenza media; con il 14,3 % quelli in possesso del diploma; e il 4,5 % quelli con la laurea.
Come possiamo constatare diminuiscono ulteriormente gli analfabeti, e aumentano considerevolmente quelli con titoli di studio.
Le località di destinazione di emigrati, o almeno le più preferite: la provincia di Catania con 383 persone; la Germania con 235 persone; Catania città con 79 unità; 23 Milano; Messina con 22; Torino con 16; la Liguria con 18; per quanto riguarda i paesi d'oltreoceano la Argentina con 13; gli U. S. A. con 10.
Le zone di maggiore esodo: la zona 10; la zona 5; la zona 7; la zona 12; e poi la zona 6; ecc


CONCLUSIONE


A un lungo periodo di ricerche e di analisi sulle migrazioni ci ha portato lo studio di questo annoso problema, che potremmo definire come la piaga sociale, che da oltre un secolo non fa altro che spopolare le regioni del sud - Italia delle sue migliori braccia, per andare ad ingrossare sempre più le fila degli emigranti che lasciano la propria terra, alla ricerca di migliori condizioni di vita. Questo fenomeno, che a partire dalla seconda metà del XIX secolo fino ai nostri giorni, ha assunto anche se in maniera non costante proporzioni di vero e proprio esodo, con le relative conseguenze di tipo storico - economico e sociale.
È stata nostra intenzione studiare il fenomeno nella sua intierezza, ma è stato anche nostro obiettivo quello di calcolare le proporzioni di questo fenomeno, circoscritte ad uno dei tanti comuni della provincia di Catania.
Gli spostamenti di popolazione dal 1961 al 1980 si sono mantenuti pressoché costanti; per quanto riguarda le emigrazioni in questo ventennio le unità che hanno lasciato il paese sono state 4264 con una suddivisione di circa 1000 unità ogni cinque anni. Le immigrazioni complessivamente, per il periodo esaminato, ammontano a 3407 e si distribuiscono, nella ripartizione per quinquenni, con valori di più di 750 unità nei primi dieci anni e poi in aumento dal 1970 con valori di 881 unità nel terzo quinquennio e 975 nel quarto. Il saldo migratorio è dunque negativo con una perdita, nei vent'anni, di 857 unità.
Sia le migrazioni che le immigrazioni hanno interessato soprattutto interi nuclei familiari e per quanto riguarda il sesso c'è sempre una eccedenza femminile.
La classe di età interessata maggiormente è quella che va da 21 a 45 anni che corrisponde alla fascia di età più produttiva.
Dei 3428 attivi emigrati e 2603 immigrati nel ventennio, la maggior parte ha dichiarato di appartenere al settore terziario. Analizzando il grado di istruzione della popolazione interessata notiamo che la maggior parte, pur essendo alfabeta, non ha titolo di studio specifico, spesso a mala pena la licenza elementare. Se mettiamo questo dato a confronto con quello della attività professionale possiamo dedurre che la maggior parte degli attivi non ha una qualificazione professionale.
La destinazione degli emigrati riguarda prevalentemente il territorio provinciale e poi quello regionale seguito dalle altre regioni di Italia. Tra i paesi stranieri la Germania federale è il luogo di destinazione preferito. Per la provenienza le località sono in proporzione quassi uguali a quelle riguardanti la destinazione.


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IMMIGRATI
CLASSI DI ETA'
QUINQUENNIO        TOTALE        NUCLEI        NUMERO NUCLEI        NUMERO ISOLATI        FINO A 14        14/21        21/45        45/65        OLTRE 65        TOTALE
                       M        F        M        F                                                
                                                                                               
1961 - 1965        786        139        247        267        125        147        30,1        15,4        39,6        10,3        4,6        591
1966 - 1970        765        150        238        262        124        141        27,0        17,8        38,2        12,3        4,7        588
1971 - 1975        881        187        305        302        127        147        28,3        16,8        38,6        22,6        4,3        699
1976 - 1980        975        187        309        318        188        160        30,1        15,7        38,6        12,8        3,3        725





       PROFESSIONI        GRADO DI ISTRUZIONE
X %        PRIMARIO        SECONDARIO        TERZIARIO        TOTALE        ANALFABETI        ANALFABETI        SENZA TITOLO        ELEMENTARE        MEDIA        DIPLOMA        LAUREA
75 %        21,8        5,6        72,6        608        568        6,6        55,8        31,5        6,6        5,6        1,1
76,8 %        21,2        6,1        72,6        582        585        2,9        65,7        20,2        4,9        6,7        2,5
79 %        14,3        6,4        79,2        651        639        1,8        56,3        21,1        10,8        10,8        1,6
74 %        11,3        7,3        81,4        733        728        1,6        58,6        15,6        12,5        9,4        5,1


EMIGRATI
CLASSI DI ETA'
QUINQUENNIO        TOTALE        NUCLEI        NUMERO NUCLEI        NUMERO ISOLATI        FINO A 14        14/21        21/45        45/65        OLTRE 65        TOTALE
                       M        F        M        F                                                
                                                                                               
1961 - 1965        1070        211        374        396        152        148        15,5        15,5        40,8        10,9        4,4        861
1966 - 1970        1107        222        388        419        145        155        16,7        16,7        40,8        11,8        3,9        888
1971 - 1975        1040        207        367        355        147        175        19,7        19,7        38,1        11,3        4,4        862
1976 - 1980        1047        206        364        354        177        152        10,1        19,8        46,1        9,0        2,3        817


       PROFESSIONI        GRADO DI ISTRUZIONE
X %        PRIMARIO        SECONDARIO        TERZIARIO        TOTALE        ANALFABETI        ANALFABETI        SENZA TITOLO        ELEMENTARE        MEDIA        DIPLOMA        LAUREA
80 %        11,7        10,6        77,7        901        854        5,2        41,8        44,4        7,2        5,5        1,1
80,2%        15,1        8,8        76,1        867        827        4,6        42,3        35,4        12,7        8,2        1,4
82,8%        8,5        8,3        83,2        838        801        4,4        31,3        37,8        16,6        12,0        2,2
78 %        10,3        7,6        82,1        734        707        2,6        33,2        27,7        19,9        14,4        4,7


       Suddivisione di Santa Maria di Licodia in zone: secondo un criterio storico - topografico.

Questa la seguente suddivisione dei quartieri, chiamati zone, numericamente contrassegnate per facilitare  la distribuzione della popolazione che via via si è andata insediando; ma anche quella che nello stesso periodo è andata via.

Zona numero 1: "Quartiere Pepe" delimitato dalle seguenti vie: via Quintino Sella, Piazza Regina Elena, Via Pacini.

Zona numero 2: "Quartiere Pulcheria" delimitato dalle seguenti vie: Via Orazio Longo, Via Trainara, Via Vittorio Emanuele, Via Quintino Sella.

Zona numero 3: "Rione Caselle - Costa Botte" delimitato dalle seguenti vie: Via Pietro Napoli, Via Mulini, Via San Francesco d'Assisi.

Zona numero 4: "Quartiere Purrazzaro" delimitato dalle seguenti vie: Strada Ferrata, Via Felice Magri, Via Magenta, Via Etna, Vico Borì.

Zona numero 5: "Chiusa 'Nziti" delimitata dalle seguenti vie: Via Moschetto, Via Bellini, Via Vittorio Emanuele, Via Regina Margherita, Strada Ferrata, Viale Aldo Moro, Case Popolari.

Zona numero 6: "Quartiere San Gaetano" delimitata dalle seguenti vie: Via Saverio Bonaventura, Via G. Privitera, Via P. Napoli, Via Vittorio Emanuele.

Zona numero 7: "Quartiere Piritello" delimitato dalle seguenti vie: Via S. Battaglia, Via Vittorio Emanuele, Via F. Magri, Via Mazzini.

Zona numero 8: delimitato dalle seguenti vie: Via F. Magri, Via F. Puglisi, Via Russo, Via Pappalardo, Via Genova.

Zona numero 9: "Quartiere Belvedere Chiusa Balzo" delimitato dalle vie: Via La Marmora, Via Bonaventura, Via Vittorio Emanuele, Via G. Privitera.

Zona numero 10: "Quartiere Larghi" delimitata dalle seguenti vie: Via La Marmora, Via F. Puglisi, ViaF. Magri, Strada Ferrata, Strada Cicero.

Zona numero 11: "Quartiere Baglio" delimitato dalle seguenti vie: Via Bellini. Piazza Umberto I°, Via Regina Margherita, Via Vittorio Emanuele.

Zona numero 12: "Piano S. Agata" delimitato dalle seguenti vie: Via Regina Margherita, Via Vittorio Emanuele, Via S. Battaglia.


I  N  D  I  C  E

INTRODUZIONE ………………………………………………………..………….        PAG. 1

CAPITOLO I
Cenni storici………………………………………………………………………….        PAG. 1

CAPITOLO II
Cenni Geografici……………………………………………………….....………..        PAG. 22

CAPITOLO III
Caratteri generali degli spostamenti
di popolazione in Italia…………………………………………………………...…        PAG. 44

CAPITOLO IV
Gli spostamenti di popolazione
A Santa Maria di Licodia …………………………………………………………..        PAG. 59

BIBLIOGRAGIA………………………………………………………………………        PAG. 101
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