TRAFUGATA NEL 1974
Madonna del Divino Figliolo (o del Robore Grosso)
Santa Maria di Licodia

Statua lignea di fattura medievale (XII-XIII sec. d.C.) alta circa m. 1,50 (compreso il piedistallo), TRAFUGATA nel 1974 dalla Chiesa Madre del SS. Salvatore (o del Crocifisso). La statua trae il nome di Santa Maria di Licodia dall'omonimo paese e dalla medievale Abbazia Benedettina; presumibilmente proveniva dalla Chiesa di Santa Maria del Robore Grosso presso Adrano, il cenobio era pertinenza dell'Abbazia di Licodia.

LA LEGENDA

La statua, pur non essendo un'opera di pregevole fattura, è tuttora nel cuore di tutti i licodiesi, ed appartiene ormai alla leggenda.
Questa narra che un giorno d'estate placido e sereno, un pastore riprese il suo quotidiano lavoro portando con sè le pecore a pascolare nella contrada detta Licodia. Ad un certo momento il cielo si copri di nembi temporaleschi e scese un grande buio.
Al buon pastore, in vista dell'imminente temporale non restò che rifugiarsi sotto un enorme albero di rovere che, con la sua folta chioma, costituì un riparo temporaneo, l'unico, anche se precario, per sè ed il suo gregge. L'uragano si scatenò con inaudita violenza. Vento, tuoni, fulmini, grandine e rovesci di pioggia terrorizzarono il povero pastore, il quale, vistosi perduto, invocò la protezione della Madonna, promettendo, per devozione, di abbattere quel grosso albero di rovere, di scolpire dal suo tronco l'immagine della Madonna e di erigere in quel luogo una chiesetta.
Il pastore mantenne la promessa sciogliendo il voto.
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